Come ha reagito la scuola italiana ai tempi del corona virus

I ragazzi all’inizio erano raggianti: una vacanza inaspettata! La quarantena, la chiusura di bar, pub, ristoranti e negozi e l’obbligo di stare in casa ha fatto capire anche loro quanto la scuola sia un luogo fondamentale di crescita e di incontro. Ma come ha reagito la scuola italiana a questa drammatica e inaspettata situazione?

Inutile stare qui a scrivere e spiegare cosa sia il COVID-19 visto che ormai siamo tutti degli esperti. Di certo questa situazione grave sarà un’esperienza che accompagnerà le vite di tutti noi. La scuola italiana come ha reagito a questa chiusura forzata? Siamo al passo con i tempi o la scuola è ancora indietro rispetto alla digitalizzazione?

Di certo i ragazzi all’inizio erano contenti. Una vacanza inaspettata, che bello! Si può dormire fino alle 10, uscire e incontrare gli amici al bar. Il periodo di dolce far niente però dura poco. La minaccia del virus cresce e crescono i contagi e i morti fino alla drastica decisione: tutto chiuso, tutti in casa. E’ a questo punto che tutti i ragazzi, docenti e genitori, capiscono la vera essenza della democrazia e della scuola. Un luogo di incontro unico dove poter socializzare e crescere. Si poteva prevedere che fossero gli stessi ragazzi a sentirne la nostalgia? Forse no ed è una bella lezione per tutti. Sta di fatto che questa è un’emergenza e dalle emergenze si esce solo se si ha una strategia chiara e certa.

La scuola è pronta ad affrontare la sfida della distanza?

In tutto questo caos la prima medaglia va data ad alcuni docenti e questa è una lancia spezzata verso tutti coloro che pensavano che tutti gli insegnanti siano “scaldasedie” o “rubastipendi“. In questi momenti straordinari ho visto davvero tanto impegno e tanta buona volontà. Dalle maestre che si filmavano mentre leggevano ai bambini, ai professori che creavano playlist su Spotify cercando canzoni laddove circolassero passaggi fondamentali del novecento ad altri che aprivano un canale Youtube solo poter fare le video lezioni disponibili per tutti i ragazzi. Sono poi molti i docenti che si aggiornano, si confrontano su Skype e pianificano per non perdere tempo e per non perdere l’anno. Il Ministero sul rischio di perdere l’anno si è pronunciato dicendo che circostanze eccezionali possono far sì che i giorni di scuola effettivi scendano sotto la soglia minima senza però dovere ripetere l’anno in corso.

La salute è al primo posto. Di certo se la chiusura verrà prorogata ancora bisognerà trovare un modo di proseguire le attività didattiche magari utilizzando software che permettano di seguire le lezioni a gruppi interi. La cosa però si scontra con il fatto che in Italia, ad oggi, non tutti hanno accesso a una linea internet sufficientemente veloce.

Centri italiani di cultura Fabrizio De André non sono impegnati direttamente nell’insegnamento obbligatorio ma già da anni si sono inseriti nella didattica online acquisendo abbastanza esperienza. Non serve molto per riuscire a sostituire la presenza fisica in classe.

Mi auguro che tutto finisca presto e che la scuola prenda questo momento come occasione per fare un piccolo passo avanti verso le nuove tecnologie.

 

Fabio Boero

 

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