Moltissimi stranieri hanno fatto il vaccino o sono guariti dal COVID all’estero e magari in un Paese extra UE. Il loro vaccino vale? Possono chiedere il green pass? Vediamolo insieme.
Dal 15 Ottobre è obbligatorio, in Italia, avere il green pass per poter lavorare non importa se nel pubblico o nel privato.
Il green pass è un lascia passare dato a tutti i vaccinati o i guariti dal Covid-19. Devono sottostare a questa normativa non solo gli italiani ma anche tutti i cittadini stranieri che lavorano in Italia come impiegati, artigiani, professionisti, badanti eccetera. Se la via maestra è il vaccino, molti ricorrono anche al tampone che ha durata limitata (48 ore) e dà diritto al green pass che dovrà essere rinnovato ogni due giorni da un nuovo tampone negativo.
Nessun problema per i vaccinati in Italia ma che dire di chi si è vaccinato in un altro Paese?
Nulla da fare, per ora, per i vaccinati in Russia o Cina (vaccini Sputnik V e Sinovax o simili) a parte un accordo tra Italia e San Marino che prevede l’inoculazione di un’ulteriore dose di un vaccino riconosciuto dall’Unione europea.
Qualora il vaccino sia inoculato all’estero ma del gruppo dei vaccini riconsociuti che sono, al momento, quattro : Pfizer, Johnson and Johnson, Moderna e Astra zeneca, sarà possibile chiedere e ottenere un green pass.
Il vaccinato dovrà comunicare con l’ASL competente nel territorio inviando tutti i dati del vaccino, anagrafici e ogni certificato disponibile in lingua inglese o con una traduzione giurata in italiano. A questo punto l’asl competente potrà emettere un green pass.
Stessa cosa se si è risultati guariti dal COVID in un Paese straniero. Servirà mostrare i certificati, le analisi e i tamponi pre e post covid per ottenere il green pass.
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