Molti degli stranieri residenti in Italia hanno sentito parlare di CPIA, i centri d’istruzione per adulti. Cosa sappiamo della loro organizzazione? Cosa sappiamo di quello che fanno? In questa analisi cercherò di spiegare perché, purtroppo, la loro attività può portare non pochi danni.
Nascosti sotto la sigla CPIA troviamo in Italia i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti. Nati con il DPR 263 del 2012, questi centri sono considerati autonomi e dotati di proprio organico e assetto didattico. Il decreto li divide in tre reti di servizio: l’unità amministrativa, quella didattica e quella formativa. Dotati anche di sedi distaccate sono ben sparsi in tutte le province, realizzano percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana, percorsi di istruzione degli adulti fino ad abbracciare, grazie ad accordi con enti locali e altri soggetti pubblici e privati, attività formativa.
Quanto costa partecipare a un corso offerto dal CPIA ? Nulla. I corsi proposti dal CPIA sono solitamente gratuiti o somministrati a costi bassissimi. Se parliamo di corsi di alfabetizzazione, rivolti a immigrati appena arrivati che cercano di inserirsi, è sacrosanto. La prima regola per accogliere qualcuno è capirsi. Tutto cambia quando il CPIA si trasforma da scuola nata per aiutare i più deboli in azienda senza scrupoli che cerca di abbracciare ogni possibile ramo formativo escludendo, di fatto, chi di quelle materie cerca di vivere.
Tanti anni fa Microsoft regalò a tutti il proprio software per navigare su internet : Internet Explorer. Lo fece perché aveva una struttura così solida da poterlo fare. Tutti noi, felici, lo abbiamo scaricato e preferito ad altri a pagamento. Tutto bellissimo salvo che questa operazione a prima vista filantropica ha fatto chiudere decine di aziende che sviluppavano software simili in quanto nessuno avrebbe più pagato per un servizio dato gratuitamente. Queste aziende avevano persone all’interno che lavoravano, innovavano e cercavano di dare un contributo a una scienza tanto in evoluzione come quella informatica a fine anni 90.
La concorrenza è fondamentale per la qualità dei prodotti. Tutti abbiamo letto di come, in regimi autarchici o in monopolio, la qualità sia sempre scadente. Chi sono questi cattivoni, concorrenti dei CPIA-benefattori che non offrono servizi gratuiti ma addirittura chiedono soldi? Parliamo ad esempio delle scuole di musica, scuole di lingue, scuole di disegno, centri doposcuola ecc. Il mondo delle scuole private è già costellato da un percorso minato fatto di “persone a caso” che, competenti o meno, offrono “servizi a casa” (a volte anche a caso) sottraendo allo Stato fondi derivanti dalla tassazione degli introiti.
Partiamo dal presupposto che chi apre una scuola privata, offrendo corsi di lingua, computer, musica lo fa mettendosi in prima persona nell’attività. Apre un’azienda, affitta uno spazio, ha un commercialista, una partita iva, controlli, paga mensilmente le bollette di luce, acqua, gas, internet, fa le fatture e paga le tasse sui proprio proventi. Il primo concorrente arriva spesso dal “professore” dipendente del ministero dell’istruzione, che arrotonda ogni giorno in casa con lezioni private quasi sempre in nero. Il prof a casa non ha un affitto, tasse e altri oneri sulle spalle e può sempre beneficiare su un prezzo di favore per tutti i suoi alunni. Molti capiscono questa cosa e percepiscono l’ingiustizia di questi fondi sottratti e decidono pertanto di rivolgersi a un centro dopo scuola o a un centro ufficiale. Una scuola privata solitamente offre competenza e spazi che difficilmente si potrebbero trovare a casa di qualcuno. Laboratori, attrezzature e tanta pazienza per un prezzo giusto. I compensi chiesti da una scuola privata non dovrebbero essere astronomici e ma solamente giusti tenendo conto di tutto quanto detto prima, dei mille corsi di specializzazione, master, lauree passando per affitti e quant’altro. La concorrenza è l’anima del mercato e riesce a stabilire non solo i criteri del prezzo giusto ma anche gli standard qualitativi sui quali i clienti possono orientarsi. Il corso più ben fatto e ben organizzato e che dà il risultato prima, magari grazie alla bravura dell’insegnante, dovrebbe venire preferito. Il passaparola corre veloce e, così come altre tipologie di prodotto, nessuno si lamenterà di avere pagato il lavoro di qualcun altro se il risultato c’è. I 20 euro all’ora chiesti da una scuola rinomata possono essere preferiti ai 10 chiesti dal prof a casa se l’ambiente intorno sarà completamente diverso e più ispirante. Questo vale per qualsiasi tipologia di professionista e non solo per gli insegnanti. Penso che siate tutti d’accordo nel dire che il vostro lavoro va pagato ed è in base alla vostra esperienza e capacità che stabilirete il quanto. Anche il prof a casa chiederà un compenso per quanto minimo. Misurarvi con gli altri è parte del gioco. Siete architetti, ingegneri, idraulici, elettricisti? Troverete altrettante vostre copie là fuori. Tutti con i vostri costi, tutti con i vostri rischi. Ma cosa succederebbe se, improvvisamente, saltasse fuori qualcuno che lo fa gratis? Arriva l’elettricista comunale o l’idraulico provinciale che vi fanno il servizio gratis. Bellissimo! La gente inizierebbe subito a mettersi in lista per rifare il bagno gratis e si inizierebbe a guardare male quell’altro idraulico che, pensate, chiede dei soldi per il suo lavoro! Che disonesto! Chi lo spiega ora alla sua famiglia che si troverà fuori mercato in quanto non potrà mai battersi contro l’idraulico comunale che lavora gratis in quanto stipendiato dal Comune? Chi spiegherà alla gente che i soldi pagati servono anche per comprare attrezzatura, corsi di formazione di modo da offrire un servizio sempre migliore?
Che c’entra questo esempio con il CPIA ? C’entra in quanto è da loro che le scuole private hanno il fuoco amico . Scuole che, come ho detto prima e mettendo in primis la mia esperienza, non chiedono nulla allo Stato e non hanno quasi mai diritto a finanziamenti o aiuti. Al contrario veniamo, ogni anno, inondati di richieste sempre maggiori: il POS, il registratore di cassa elettronico eccetera.
Il CPIA – impresa, quello che offre praticamente tutto, dai corsi di Coreano a quelli di Inglese, Francese, Russo, l’ecdl per il computer, i corsi di B1 per la cittadinanza passando per disegno e chi più ne ha più ne metta rischia solo di mettere in ginocchio e fare chiudere tante persone che, giornalmente, investono sulla loro professionalità e cercano di dare ai clienti un servizio ottimo al prezzo giusto. Come possono loro, i CPIA, erogare tutto questo gratuitamente? Ovviamente molti dei docenti sono stipendiati, non hanno il problema di affittare aule né di rendicontare a un commercialista l’attività svolta.
Non sono contro la gratuità di alcuni servizi di alfabetizzazione verso immigrati e italiani provenienti da realtà disagiate servizi che, tra l’altro, venivano erogati già anni prima da associazioni, sindacati ecc. Siamo contrari al fatto che lo stato diventi impresa a tutto tondo ma non si batta ad armi pari visto che può disporre di personale stipendiato, aule, segreterie ecc. distruggendo chi giornalmente si mette in gioco senza chiedere nulla e, anzi, pagando allo stesso Stato tasse derivanti dalla propria attività formativa o scolastica. A chi gioverà il fatto che molte scuole private dovranno chiudere i battenti? Niente più fatture emesse, niente più tasse pagate e un servizio che non sarà più professionale in quanto non ci sarà più competizione.
E’ giusto aiutare chi è in difficoltà. E’ giusto promuovere la cultura e la musica. E’ meno giusto porsi nel mercato in modo da distruggere e umiliare chi sta lavorando e cercando di proporre un prezzo giusto per il proprio lavoro.