La realtà dopo corona virus

Da notizie viste al Tg  dalla lontana Cina all’Italia e al mondo intero. Dalla chiusura scuole alla chiusura di quasi tutte le attività commerciali e produttive. Dal consiglio di stare a casa ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che ci obbligano. Come cambierà la nostra vita dopo l’isolamento?

All’inizio questo Corona virus sembrava qualcosa di lontano e di inarrivabile.  La Cina, questo Paese enorme troppo complesso da capire per noi europei, sembrava l’unica a dover affrontare questa minaccia invisibile. Guardavamo quelle persone con mascherina e occhiali strani alla tv, li vedevamo disinfettare le strade e osservavamo, attraverso lo schermo, le attività commerciali chiuse con su attaccato alla porta di ingresso cartelli con ideogrammi per noi indecifrabili.

Poverini” era la nostra sentenza.

Sono passati neanche tanti mesi e la minaccia è arrivata. Non ai nostri vicini ma proprio in casa nostra: in Italia. Noi che sempre pensiamo che le disgrazie avvengano solo agli altri ci siamo trovati soli a dover gestire un’emergenza più grande di noi. Soli perché i nostri partner europei sembrano aver dimenticato il principio di solidarietà sul quale si basa l’Unione. Porte chiuse, frontiere chiuse e una penna batteva sul tavolo a ricordare i nostri obblighi contabili. Niente prestiti, niente aiuti. Sono stati Paesi lontani a mandare aiuti concreti, la Russia, la Cina, Cuba eccetera. Certo, in un’ottica di geopolitica nessuno fa niente per niente però almeno una carezza è arrivata invece dei soliti rimproveri.

Gli italiani restano ancora nelle proprie case e i dubbi da sanitari diventano economici. Quanto potranno andare avanti le attività obbligate alla serrata collettiva? Quanto incideranno i costi fissi quali affitti, bollette, anticipi di tasse e tasse in corso? Molto. Se la prima settimana è stata vista come una vacanza da quasi tutti, il protrarre dell’emergenza fa paura. Paura per gli imprenditori che iniziano a fare i conti. Troppo alti per chi non può più fatturare nulla. Paura dalla parte dei lavoratori che capiscono la situazione e intuiscono che il loro contratto è appeso a un filo.

A me viene in mente anche questa domanda : Cosa cambierà nella testa degli italiani, dopo? 

Il dopo è la scommessa più grande. Avremo ancora le stesse libertà che avevamo prima? Il virus modificherà la nostra possibilità di spostarci, viaggiare, attraversare frontiere? Il mondo sarà sempre più chiuso in sé stesso?
Il nostro lavoro, per chi lo manterrà, resterà quello di prima? Le aziende saranno più aperte alle possibilità di tele lavoro da casa? Noi che anche per un colloquio pretendiamo che il candidato prenda il suo bel treno e si faccia 500 km per un “le faremo sapere”.

E’ difficile avere risposte concrete a questi interrogativi. L’unica cosa che possiamo dire è che  dipende da noi. Chi di noi può avere visto del buono in questa situazione potrà proporre, ad emergenza finita, una modifica delle condizioni lavorative ad esempio.  Ci sono stati studi importanti dell’Università Cattolica che hanno dimostrato come spesso un compito affidato a distanza venga svolto prima e con più scrupolosità invece che in ufficio.

Sentiamo dire da anni che i piccoli negozi e supermercati rischiano di sparire inglobati dalla grande distribuzione. Siamo complici anche noi che per pochi centesimi meno preferiamo l’ipermercato al negozio sotto casa. In questi periodi però c’è stata la rivincita: la consegna. I piccoli negozi sembra riescano a farla in modo più veloce ed efficace dei siti iper costosi dei grandi gruppi. Loro vanno sempre in crash visto il numero di accessi. Il piccolo negoziante invece riesce a gestire bene il carico extra di lavoro. Ebbene, continuiamo a farla anche dopo! Sarà una possibilità per loro di non venire uccisi dalla grande distribuzione e commercio e una comodità per noi.

Vi è piaciuto fare esercizi in casa?

Continuate a farli! In una palestra se sarà possibile o, insieme, in casa.

Per combattere la noia avete cucinato pizze, focacce, dolci ?

Bene, senza nulla togliere ai pasticceri e cuochi il mio consiglio è di continuare. Per troppo tempo la società moderna ci ha portato a un livello di pigrizia tale che ogni cosa era fatta da un altro. C’è google che ci dice dove andare, c’è chi ci fa la pizza, la torta, gli spaghetti. Nessuno sa più fare niente e i giardini ospitano solo fiori anziché pomodori o zucchine. Avete un orto? Coltivatelo. Come diceva Mauro Corona in un suo libro, per essere davvero indipendenti il cibo, dobbiamo imparare a farcelo.

Fabio Boero

 

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